AI4PA Flash | Lavoro e IA. La trasformazione è già iniziata

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L’impatto dell’Intelligenza Artificiale sul mondo del lavoro genera un dibattito acceso, riflesso in due visioni apparentemente opposte. Da un lato, emerge una prospettiva strutturale che vede l’IA come uno strumento di “augmentation” (potenziamento) e trasformazione: l’automazione non “estingue” i mestieri , ma li ridefinisce, spostando il valore verso compiti più umani , come già accaduto in passato con altre tecnologie. Dall’altro lato, i dati attuali mostrano una realtà di “sostituzione” immediata e quantificabile. Aziende negli Stati Uniti stanno già accelerando i licenziamenti attribuendoli esplicitamente all’efficienza dell’IA, evidenziando un impatto netto sulla perdita di posti di lavoro, specialmente quelli cognitivi “white collar”.

L’IA non estingue i lavori, li affianca e li trasforma

L’Intelligenza Artificiale è già in grado di replicare compiti in molti mestieri cognitivi, ma “esposizione” non significa “estinzione”. Un’analisi di Microsoft Research, riportata da Il Sole 24 Ore il 18/10/2025 nell’articolo “L’intelligenza artificiale è già in grado di replicare una parte rilevante delle attività svolte in molti mestieri cognitivi”, mostra come lavori digitalizzati (traduttori, redattori, storici) siano altamente esposti, mentre professioni fisiche o relazionali (idraulici, infermieri) restano al sicuro. L’automazione non è un interruttore che spegne i mestieri, ma, come accaduto con i bancomat che hanno trasformato il ruolo dei cassieri, una “pressa che li deforma”. L’IA, in molti casi, affiancherà il lavoratore, riducendo la fatica nei compiti ripetitivi per liberare spazio alla decisione e all’interpretazione umana.

L’IA accelera i licenziamenti, 31.000 posti persi in un mese negli USA

Il processo di sostituzione dei lavoratori umani con l’IA è già in corso e sta accelerando negli Stati Uniti. A ottobre, l’adozione dell’IA è stata la seconda causa di licenziamento, responsabile di 31.000 tagli, un forte aumento rispetto ai 18.000 registrati nei primi nove mesi dell’anno. Come analizzato da Pietro Saccò su Avvenire il 9 novembre 2025 nell’articolo “L’intelligenza artificiale negli Usa sta rimpiazzando il lavoro”, i dati della società Challenger, Gray & Christmas mostrano che le aziende tech sono in prima linea in questa trasformazione, con gruppi come Duolingo e Salesforce che giustificano esplicitamente gli esuberi con l’automazione. Sebbene alcuni esperti ritengano l’IA una “scusa conveniente” per ridurre i costi, la tendenza è chiara.

L’IA protegge i ‘senior’ e penalizza i giovani, lo dicono le buste paga

L’Intelligenza Artificiale sta avendo un impatto selettivo sul lavoro, penalizzando i giovani e favorendo i lavoratori più anziani negli stessi settori. Uno studio di Brynjolfsson, Chandar e Chen, basato su milioni di buste paga USA e analizzato da Orizzonte Scuola il 10 novembre 2025 nell’articolo “Intelligenza artificiale, quanto ha inciso sull’occupazione? Colpita la fascia d’età 22-25 anni…”, rileva che l’occupazione nella fascia 22-25 anni è calata del 13% (dal 2022) nei settori ad alta esposizione all’IA, mentre quella della fascia 35-49 è aumentata. Gli autori spiegano che l’IA replica facilmente le “conoscenze codificate” apprese studiando, tipiche dei neoassunti, mentre fatica a sostituire le “competenze tacite” (intuizioni, esperienza) patrimonio dei lavoratori senior.